Nell’anno santo 1500 la confraternita dei cuoiai, compì un pellegrinaggio a Roma per lucrare la indulgenze del giubileo indetto da papa Alessandro VI. Ad essi si unirono altri numerosi fedeli.
Il pellegrinaggio partì da Napoli il 7 aprile. I pellegrini portarono con sé l’icona della Vergine Bruna. Il tragitto fu percorso tutto a piedi, passando per Traietto e Sermoneta. Durante il cammino, per intercessione della Madonna avvennero “più miracoli a diversi uomini in diverse terre”. Giunto il pellegrinaggio a Roma il 13 aprile, l’immagine della Bruna rimase esposta alla venerazione nella Basilica Vaticana, ove ricevette l’omaggio dello stesso pontefice Alessandro VI.
L’affluenza del popolo romano e dei pii romei presenti nella Città Eterna fu tale che lo stesso Papa diede, pochi giorni dopo, l’ordine ai pellegrini napoletani di partire dalla città “per dubbio che per detta icona non fusse levata la perdonanza a Santo Pietro et alli altri luoghi de Roma”. Cosi i pellegrini ripresero il 18 Aprile la strada del ritorno, giungendo il 25 dello stesso mese a Napoli. Pure nel viaggio di ritorno a cui si unirono altri pellegrini lungo il cammino si ripeterono grazie e prodigi per intercessione della Madonna.
L’accoglienza della città partenopea alla venerata immagine che tornava alla sua chiesa, fu trionfale. Più tardi l’abile pennello di Luca Giordano avrebbe immortalato l’avvenimento in una tela, che si trova nella chiesa di Donnaregina in Napoli. Per intercessione della Bruna continuarono “multi miracoli de surdi, et cechi et stroppiati” e grazie spirituali e temporali numerose. Ben presto“quasi tutto lo regno venne in Napoli con le processioni a visitare la detta figura de santa Maria de la Bruna, et vennero tutti scalzi, chi con torce et chi con calici d’argento”.
Per questo l’icona mariana non venne rimessa nella primitiva sede, ma fu collocata sull’altare maggiore in una edicola lignea, al posto del quadro che lo precedeva e che raffigurava l’Assunta, il quale fu collocato poi nella sala capitolare del convento.
Per ordine di Federico II d’Aragona il 24 giugno dello stesso anno 1500 si radunarono nella chiesa del Carmine molti malati per implorare dal cielo, attraverso la mediazione materna di Maria, la sospirata salute. In seguito si parlò di guarigioni avvenute. Quel 24 giugno era un mercoledì. Questo fatto determinò la scelta di venerare in modo particolare in questo giorno della settimana la Vergine Bruna. Nacquero così i “mercoledì del Carmine” una pia pratica che ben presto da Napoli si diffuse non solo in tutto l’antico Regno di Napoli, ma anche fuori di esso specialmente nelle chiese dell’ordine Carmelitano. La pia pratica del “mercoledì” continua ancor oggi, e il pio pellegrinaggio permane come realtà viva nella pietà dei napoletani verso la Vergine Bruna.